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Marco G. Corsini

 

Dicembre 1984-dicembre 2004, il bilancio di venti anni di studi sull’Apoteosi di Radamanto

 

 

Per quanto il Disco di Festo avesse già attratto la mia attenzione, fu solo con l'acquisto, al ginnasio, di Civiltà al Sole di C. W. Ceram (appena uscito nella prima edizione degli Oscar Mondadori del settembre 1969), dove per la prima volta avevo a disposizione una foto a grandezza naturale della faccia A, che decisi che un giorno lo avrei decifrato, entrando così a far parte del ristretto club dei grandi decifratori della storia. Fu solo dopo quindici anni di osservazioni sistematiche che nel dicembre 1984, venti anni fa, destando il re di Festo Radamanto da un sonno che durava da più di tremilacinquecento anni, ho iniziato un'avventura in solitario che mi ha portato a squarciare il velo che copriva la storia e la civiltà di Creta e del Vicino Oriente fra Secondo Periodo Intermedio e Nuovo Regno egizi, fra Periodo Intermedio e Neopalazziale cretesi, uno dei periodi più bui, e non solo di Creta, il XVI secolo avanti la nostra era.

Lato A:  Makàri’ dàimon lawrýiphi-spìtis. Makàri’ Isònoia, daimòn t’ēs tykhèon, sòteira kē peirapròno’ spìtis. Kreiontìs Dàphnē rh’aniarìzeiphi sòi - Kreiontìs niwàdio lawrýiphi-spìtis - Kreiontìs Dàphnē rh’aniarìzeiphi sòi nekrò’  Maniapòrtēs, dēmòn ē wìda isowithýs oikèion. S’arakhthèis meròiphi Tydèiophi, diò mnēsthèis sthenèian Dēion thýmen’ o Rhadàmanthys.

Lato B:  Dēio Zēniàstthen, deinē aigìs d’ewràkrou wagoù Mèdei-Mìnito’ - ouràniade Dēiode hìrade Zēniàstthenphi Mèdei-Mìnito’ - Dēion monomènē’,   Mèdei-Mìni’, dasphiggòs dyokròa pro oikìe dadìon rhanòn, hirèio on, damàzeiphi  mnēm’ ēgès. Hymnòdei zèi àwrito’ Rha dàimon’ d’èis dyokròa dàimona Tarànian. Thýrē’ hodòio pièzei toù Phaniàwrēs idiòiphi dēmòn autoù tàis.

Lato A: Beata dea del labirinto. Beata Isonoia, dea del destino e custode della casa che protegge il passaggio (al cielo). La Creontide Daphne vi consacra a te - la Creontide, nell’inaccessibile del labirinto - la Creontide Daphne vi consacra a te la mummia di Maniapurti, esperta delle leggi e delle consuetudini nazionali dei popoli. Ti è stato massacrato dai reparti di Tideo, perciò è stato sposato alla forte Deione il celebrato Radamanto.

Lato B: Deione di Diospolis, terribile egida di Minosse che regna sull’occidente - alla celeste Deione santa nella Diospolis di Minosse - A Deione autosufficiente, Minosse, avendo asperso al lumino davanti al tempio delle doppie corna della Grande Sfinge, trovandosi nell’area sacrificale, vi uccide al sepolcro i nocchieri. Intona poi l’inno de “la barca del mattino del dio Ra” alla dea delle doppie corna Tarania. La porta d’ingresso (della cripta) imprime Phaniawres cogli emblemi dei popoli, quelli di Radamanto.

Con la decifrazione e trascrizione del Disco di Festo definitiva alla fine del millennio appena trascorso e pubblicata dal 2002 sul mio sito principale in internet, prendeva luce e colore la favoletta del rapimento di Europa da parte di Zeus tramutato in toro e la nascita dai due, sotto il platano sempreverde di Gortina, di Minosse e Radamanto re di Cnosso e Festo nell'isola di Creta. La favoletta si è rivelata di origine egizia, una storia che ha come protagonisti faraoni e regine hurriti, cioè indeuropei, provenienti dall'Alta Siria, i quali, regnando su Tebe nell'Alto Egitto, cacciarono, fra la XVII e la XVIII dinastia, gli hyksos che avevano occupato il delta o Basso Egitto. Se Europa può essere identificata con la madre fenicia, cioè siriana, di questa dinastia, Zeus è certamente il dio della tempesta hurrito affine al Teshub degli ittiti. Europa e Zeus, partendo dall'Alta Siria, giungono al seguito degli hurriti in Egitto e poi a Creta, dopo che questi ne ebbero cacciato gli affini hyksos. Europa, Radamanto, Minosse, hanno finalmente rivelato il loro volto, la loro identità, essendo rispettivamente Tetisheri, la madre, Seqenenra ("Ra' rende valoroso") Tao II, il penultimo faraone della XVII dinastia, il figlio, Ahmose ("la Luna è sorta"), fondatore della XVIII dinastia, figlio del precedente e nipote della prima.

Statuetta della regina Tetisheri/Europa, con tratti facciali caucasici, al British Museum.

Il Disco di Festo o piuttosto l'Apoteosi di Radamanto, come l'ho chiamato, è l'epopea della cacciata degli hyksos dal delta e dall'impero egeo e asiatico e nello stesso tempo fotografa l'Europa sul nascere. Se nella leggenda Europa è il nome della madre fenicia di Minosse e Radamanto, nella realtà Europa è il nome dell'impero occidentale di Medei-Min-is, gen. -Mini-tos, ovvero il dio "Min consiglia", poi reso dai greci con Min-os, Minosse, probabilmente nome da re egeo del faraone Ahmose. Minosse si definisce come colui che regna sull’euro, il che va inteso nel senso di oriente, prendendo nome dal vento euro che spira da oriente a occidente. Ne deriva che pur derivando da oriente, euro finisce anche coll’indicare l’occidente, la direzione verso cui spira. E’ possibile che con Minosse euro cominciasse ad indicare l’occidente da cui Europa ("grande a vedersi", anche se deriva da "occhio grande", bovino, quello della vacca Hathor, la dea madre del faraone), la terra che si apre "vasta all'occhio" degli indeuropei conquistatori.

 

E' lui l'autore dell'Apoteosi in cui si rivolge direttamente alla dea del destino e della resurrezione Isonoia ma anche dea del "giudizio giusto", protettrice e custode del labirinto (dove giace la mummia di sua madre, la regina hurrita Ahhotep/Maniapurti, "la Luna è soddisfatta", l'anima della resistenza tebana contro gli occupanti hyksos del delta egiziano, che i greci conosceranno come Alcmena), la casa della doppia ascia simbolo del fulmine di Zeus, la casa attraverso cui si ha il passaggio al cielo, residenza divina finale di Ahhotep nella veste di Deione (la "Distruttrice", madre del Sole/Zeus a Diospolis probabilmente Parva, nel VII nomo dell’Alto Egitto, anche se poi la dinastia è radicata a Diospolis Magna, Tebe – ma i fondatori della XVIII dinastia avevano anche legami storico-cultuali con il delta fra Giza e Heliopolis –, e "terribile egida" di Minosse e dunque del faraone), uno degli aspetti (la leonessa Sekhmet) della dea Hathor. L'Apoteosi di Radamanto è in realtà il ricordo dei funerali e del decreto di divinizzazione della regina hurrita Ahhotep, ma nella stessa circostanza Minosse procede a sposare la madre, ora divenuta la dea Deione, col faraone premorto e già a suo tempo divinizzato come dio Sole/Zeus. Da qui il disco solare, il disco di argilla cotta color giallo-oro, del Disco di Festo, di 16 cm di diametro e 2 di spessore, come supporto dell'Apoteosi di Radamanto in pittografica impressa a spirale dal centro verso l'esterno in senso antiorario. Radamanto, che rimane comunque in primo piano dall'inizio alla fine dell'Apoteosi, secondo questo documento fu ucciso (verso il 1570 a. C.) dai guerrieri di Tideo (che sarà noto ai greci come padre di Diomede), cioè degli hyksos o achei che dominavano il delta egizio fino alla loro cacciata a partire da Seqenenra Tao II, il cui corpo malamente mummificato rappresenta tutto lo strazio di una morte in battaglia, inseguendo da valoroso come indica il suo nome faronico, sul suo carro da guerra, i vili hyksos per le pianure del delta. 

Poiché Radamanto e Minosse sono i nomi greci con cui i faraoni regnano sui territori greci, l'Apoteosi di Radamanto è solo una traduzione in greco proto-ionico rivolta al popolo pelasgico di Creta impresso da uno scriba di corte bilingue presso lo scriptorium del palazzo di Festo. E' altresì evidente che i funerali avvennero in Egitto, perché mai e poi mai un faraone si sarebbe fatto seppellire fuori dall'Egitto. Non sono state finora trovate le tombe di Seqenenra Tao II e  di Ahmose. Quest’ultimo, parlando alla moglie su un’iscrizione da Abido,  le dice che ha eretto per sua nonna Tetisheri una tomba e una camera sepolcrale a Tebe e ad Abido ma vuole erigerle una piramide e una cappella sacra nella Sacra Terra vicino al suo proprio  (di Ahmose) monumento. Non ho il testo egizio e dunque non so cosa traduca Gardiner (o Breasted) con Terra Sacra, né egli ce lo spiega. Devo supporre che non si tratti di Abido né di Tebe. Devo altresì ipotizzare che a Tebe ed Abido ci fossero solo dei cenotafi. Ciò ci porta a valorizzare le informazioni dateci dall’Apoteosi, che suggerisce Giza come sede della sepoltura effettiva.  E’ evidente che i funerali avvennero preferibilmente tutti in uno stesso luogo, dunque preferibilmente tutti a Giza. Ed è altresì possibile che tutta la sacra famiglia sia stata sepolta nella stessa località, e non solo, come ipotizzo, Ahmose e Tetisheri. Così Ahmose/Minosse I, verso il 1550 a. n. e., è possibile abbia diretto i funerali e la divinizzazione di sua madre e lo sposalizio divino fra i suoi genitori in un sepolcro ricavato nella o nei pressi della Grande Sfinge di Giza (avendo asperso al lumino davanti al tempio delle doppie corna della Grande Sfinge, dasphiggòs dyokròa pro oikìe dadìon rhanòn). Del resto la Tebe di Edipo e Creonte (e Alcmena, e suo figlio Eracle, e Deione o Dione, e Tideo e Diomede) con la Sfinge è evidente fosse in realtà Giza, fra Eliopoli e Memfi. Da quanto precede si conferma l'esistenza a Creta di una triade divina (madre del dio sole e sposa di un altro dio sole) che altrimenti, in assenza di documentazione scritta, apparirebbe come madre e sposa del dio sole. Mentre Radamanto appare ancora legato a Festo, la capitale dei possedimenti oltremare fin dall'epoca della dominazione degli hyksos, Minosse deve avere spostato già all'epoca dell'Apoteosi la sua capitale a Cnosso per meglio proteggere il suo impero dagli assalti dei micenei o achei. Il nome grecizzato di Medei-Min-is deve essere stato coniato apposta ad uso e consumo dei cretesi perché si intona bene al dio toro-sole cretese (Minotauro) associato alla dea madre nella cultura e nella religione locale. Il dio Min era detto "protettore della luna" e "toro di sua madre". Ad Ahmose apparteneva una spada di fattura cretese decorata col grifone e un'ascia egizia (vedi sotto: in alto i suoi cartigli,  Nebpehtira Ahmose, al centro lui che abbatte un nemico con la mazza, sotto  un grifone sormontato da “amato da Amenti” dea dell’Occidente, dei Morti, raffigurata appunto col grifone o sfinge), ritrovata nel corredo funerario della madre Ahhotep. Più sotto abbiamo una spada recante il cartiglio del faraone Ahmose proveniente da scavi clandestini. Di fattura apparentemente cretese, l’attacco della lama all’impugnatura è decorato colla tipica testa taurina cretese.

Ad Ahmose/Minosse apparteneva una spada di fattura cretese decorata col grifone. Proprietà del Royal Ontario Museum di Toronto dal 1906, proveniente da scavi clandestini (ma localizzabili in aree correlate ad Ahmose e Tetisheri già scavate ad Abido dal fondatore del museo e acquirente della spada, Charles Currelly), è una spada recante sul pomello il cartiglio del faraone Ahmose. Se non si tratta di falso si tratta di un manufatto ancor più inequivocabilmente cretese in quanto l’attacco della lama all’impugnatura è decorato colla tipica testa taurina cretese.

I resti della piramide, l'ultima delle piramidi vere e proprie, di Ahmose e la pianta del suo cenotafio ad Abido, presso il VII nomo con capitale Diospolis Parva. La tomba, se era davvero la tomba, di Ahmose a Tebe non è stata ancora localizzata.

L'occupazione egizia dell'impero oltremare che era stato degli hyksos doveva comportare la nomina di un governatore sul posto che goveranava in nome di Minosse I, II, III, ecc. (volta a volta un differente faraone egizio della XVIII dinastia) e dunque pare logico che costui periodicamente si recasse dal faraone in Egitto per ricevere istruzioni (mentre diceva ai Cretesi che si recava nell'antro dell'Ida per ricevere istruzioni da Zeus). Fra l'Apoteosi di Radamanto e l'eruzione del Thera intercorrono circa dieci anni, e cioè i nove anni durante i quali secondo Omero Minosse regnò su Cnosso. Dunque l'eruzione del Thera nel 1540 a. C. ca. segnò la fine del regno di Minosse e probabilmente anche della scrittura del Disco di Festo, ma non di Cnosso e nemmeno del nome Minosse come re della dinastia che continuò incarnata da sovrani micenei che si esprimeranno con la scrittura lineare B e regneranno in nome e per conto dei faraoni egizi fino almeno ad Amenofi III. Bisogna ritenere che dal tempo di Radamanto gli egizi abbiano combattuto sul suolo dell'impero hyksos oltremare, dunque prima di tutto a Creta, direttamente e con truppe hurrite dotate di carri da guerra e arcieri e sistemi di difesa fortificati e di offesa capaci di sfondare le fortificazioni stesse. Le distruzioni che troviamo a Creta non sono dovute tanto all'eruzione del Thera quanto alla guerra che fu combattuta casa per casa contro i precedenti dominatori. Più tardi, dopo l'eruzione del Thera (circa 1540 a. n. e.), Creta e Cnosso entrarono nella sfera d'influenza dell'impero miceneo e sul trono di Minosse I salì un miceneo col nome di Minosse II e così via. Che Festo fosse l'originaria capitale degli hyksos lo dobbiamo dedurre sia dal fatto che Radamanto era detto re di Festo sia dal fatto che appunto l'Apoteosi di Radamanto o meglio la copia in greco del ricordo dei funerali e del decreto di Minosse sulla divinizzazione di Radamanto e la regina sua moglie Alcmena sia stata collocata nell'archivio del palazzo di Festo. Naturalmente pur essendo una copia in greco dell'originale egizio l'Apoteosi di Radamanto ha una sua originalità, nel senso che essendo indirizzata da Minosse a Isonoia cioè alla dea della camera funeraria dobbiamo immaginare che sia stata collocata originariamente presso un cenotafio dedicato a Radamanto a Festo oppure fin dall'inizio depositata presso l'archivio del palazzo. In ogni caso è evidente che Isonoia corrisponde alla dea madre che si immagina vivere nel palazzo dove risiede idealmente suo figlio il faraone mediante il suo governatore delegato.

L'Apoteosi ci conferma l'esistenza di una grande Dea Madre cretese identificabile genericamente con Hathor (e, sincretisticamente, con divinità femminili analoghe di altre teologie egizie, greche: Latona, Tia, Ino Leucothea, Eos, Ilizia, e romane: Juno Lucina, Aurora e Mater Matuta), rappresentata con il pettorale o egida, e con Artemide "Signora degli Animali", madre del Sole/Zeus e del faraone che dopo morto viene divinizzato come dio Sole. Con gli hyksos si ravviva in Egitto il culto della sfinge siriana, femminile e alata. La sfinge Tarania è legata al culto del sole, la madre del sole. Se Deione è l'aspetto anche e soprattutto terreno della madre del sole, Tarania è l'aspetto funerario di dea dell'al di là. Certamente si tratta della paredra del dio che i celti chiamano Tarann o Taranis, il dio del tuono e della ruota cosmica.

Altra divinità di provenienza alto-siriana nel Disco di Festo è raffigurata nel pittogramma n° 50 PO, Poseidone col disco solare in testa - derivato chiaramente da Dagan, il dio dell'Alta Siria - che a Creta può essere stato assimilato a Zen/Zeus tramite l'identificazione con Zeus Velkhanos. La sua paredra sarà Afrodite Urania cioè Derketo di Ascalona. Anche Afrodite ha una etimologia sanscrita: áp o ab-prájāta, nata, prodotta dall'acqua.

La mummia della defunta regina (e poiché viene divinizzato come sole dobbiamo immaginare che analoghe cerimonie siano state ripetute sulla mummia di Radamanto) viene collocata nel labirinto, la stanza del passaggio - ovviamente solo magico - dalla terra al cielo e così magicamente trasformata nella madre, corrispondente alle greche Latona o Tia, del dio Sole-Zeus. Il labirinto prende nome dall'ascia bipenne labrys, simbolo del Sole-Zeus e dei suoi tuoni e fulmini, dunque l'energia elettrica che magicamente trasporterà la mummia in cielo fino a confonderla nella fonte del fuoco, il Sole. Il tutto rende l'idea di un laboratorio dove si cerchi di rianimare elettricamente il mostro di Frankenstein e può darsi che non sia solo un'impressione perché per altra via sappiamo della conoscenza dell'elettricità e degli accumulatori di elettricità da parte degli egizi, il che rende possibile che “esperimenti” di "resurrezione" possano essere stati realmente tentati, con esito ovviamente negativo. Del resto la fantasia precorre di poco la messa in pratica o il tentativo, in questo caso, di messa in pratica.

Così il Disco giallo-oro rappresenta il disco del dio Sole. Da questo momento il faraone defunto navigherà con la barca solare nella sfera celeste e in quella notturna nella sfera infera proteggendo i suoi popoli. Minosse uccide presso la tomba di Radamanto e Alcmena quattro guide, quattro nocchieri, due per barca, quella del giorno e quella della notte: hirèio on, damàzeiphi  mnēm<a> ēgès (trovandosi nell’area sacrificale, vi uccide al sepolcro i nocchieri), che dirigeranno il viaggio sulla barca solare. Sono gli antenati di Castore e Polluce. Poi intona appunto un inno alla barca solare diurna (Hymnòdei zèi àwrito<n> Rha dàimon<os> d’èis dyokròa dàimona Tarànian). In Omero al posto della barca solare c'è la biga di Aurora. Anche sui lati brevi del sarcofago di H. Triada sono dipinti due aurighi con la biga trainata rispettivamente da equini (la biga diurna) e grifoni (la biga notturna), a conferma che il defunto era un tardo successore di Radamanto a capo della città che aveva ereditato nel XIV secolo a. n. e. la posizione di centro politico di Festo. Da qui deriverà a Radamanto la fama di legislatore dei morti insieme al fratello Minosse, giudice dei morti. In realtà nell'Apoteosi è la sorella e moglie hurrita di Radamanto, Ahhotep/Maniapurti, l'esperta di leggi che col tempo e la confusione della tradizione trasferirà su Radamanto la sua competenza. Ahhotep/Maniapurti è definita " esperta delle leggi e dei costumi nazionali dei popoli " (dēmòn ē wìda isowithýs oikèion) e in quanto regina dotta in legge viene consacrata a Isonoia dea " del giudizio giusto ". Come abbiamo visto, le divinità menzionate nell'Apoteosi sono finora tutte indeuropee e precisamente rese coi loro nomi hurriti (Tarania, Man di Maniapurti) e anche greci (Deione, Zen/Zeus), per cui Isonia o Isonoia, dea del destino, potrà derivare dal sscr. Īś, lo spirito supremo, e significare la paredra di Īś oppure più probabilmente "pensiero di Īś", quello che poi sarà Atena (dea della casa, spiti) rispetto a Zeus o la Sapienza rispetto a Geova. Gli ebrei, lo abbiamo dimostrato, furono all'origine indeuropei come i filistei loro vicini di casa. Ora dimostriamo che il dio degli ebrei Geova è più specificamente connesso all' Īś sanscrito e dunque hurrito, e noi potremmo chiamarlo freudianamente l'Es: "Io sono colui che è". Questa di "pensiero (nous) di Īś" sarà l'etimologia originaria, mentre "dea del giudizio giusto" potrà essere stata un'etimologia derivata. Isonoia richiama alla mente Iside egizia (il cui nome contiene l’ideogramma del trono) che su alcuni vasi d’uso rituale da Festo è raffigurata simbolicamente col nodo d’Iside associato alla doppia ascia, l'ascia che servì a spaccare il cranio di Zeus da cui uscì fuori Atena. Su un sigillo dalla città bassa di Tirinto è raffigurata sul trono con in alto nel cielo il sole e la falce della luna. Richiama anche Maet, dea astratta, simbolo della Verità e della Giustizia, su cui così si esprime Boris De Rachewiltz in I Miti Egizi, TEA, pp. 117-118: "Maat era considerata figlia di Ra, ma il padre non poteva vivere senza di lei, simboleggiando con ciò i confini della onnipotenza demiurgica, stabiliti dalle stesse leggi emanate da Ra. Unitamente al suo sposo Toth figura nella cerimonia del giudizio del defunto o "psicostasia", che aveva luogo nella sala Maaty (= "delle Due Maat", cioè della Verità e della Giustizia)." La deificazione di Radamanto avviene anche attraverso il suo sposalizio con la forte e celeste " Deione di Diospolis, terribile egida di Minosse che regna su una vastità di terre. " (Deio Zeniàstthen, deine aigìs d’ewràkrou wagoù Mèdei-Mìnito<s>). Le cerimonie funerarie ci rivelano un rituale sostanzialmente hurrito pur nel necessario quadro geografico-culturale del cerimoniale egizio. I celebranti appaiono in buona sostanza degli hurriti (semmai egizio è il sacerdote Phaniàwres) e forse anche greci se non sono anch'essi hurriti (la figlia di Creonte e Creonte stesso) a Tebe Ovest.

Creonte, Tideo, la Sfinge, Tebe, portano immediatamente a ritenere che tutta la nostra storia avvenga nell'ambito degli hyksos. Sono hyksos non solo i cacciati da Tebe e dall'Egitto sotto i dinasti fra la XVII e XVIII dinastia tebana, ma anche gli antenati della stessa XVIII dinastia, i guerrieri della XVII dinastia tebana. Se il perdente Tideo (Sette contro Tebe) sta dalla parte di Polinice, Creonte e Radamanto stanno dalla parte di Eteocle erede di Edipo a sua volta discendente da Cadmo fratello di Europa. Il mito pare dunque costruito sui due rami dinastici degli occupanti hyksos dell'Egitto. Occupanti hyksos che si esprimono in lingua hurrita, forse anche greca, ma di cultura esteriormente asiatica. Questi popoli indeuropei al tempo di Ramesses III saranno cacciati dal delta e andranno a invadere la Palestina (gli Epigoni che finalmente conquisteranno il Levante dell'impero egizio con capitale Tebe) essendo ricordati nell'Antico Testamento come gli ebrei che sotto la guida di Mosè e Giosuè diedero vita ad Israele.

Dunque l'Europa viene creata dai faraoni hurriti di provenienza siriana, gli haunebu "principi pastori" altrimenti detti hyksos ("principi dei paesi stranieri") o più semplicemente achei ("principi"), su una popolazione greco-ionica (pelasgi). Riporto di seguito due caselle in sequenza dalla faccia B del Disco di Festo significative per la storia d'Europa.

 

B4

d'eu ------- ra ------- kro ------- Fa ------- go

(d’euràkrou wagoù)

del re su l'occidente

 B5

Me ----- dei ----- mi ----- ni ----- to ----- [s]

(Mèdei-Mìnito[s])

Minos.

 

 

Fine

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